
18 Giu TURNI MASSACRANTI PER I MEDICI: come reagire?
Riposo inferiore ad 11 ore tra un turno di lavoro ed un altro?
In base
alla direttiva 2003/88/CE che promuoveva il miglioramento della sicurezza e
della salute dei lavoratori durante l’orario di lavoro, si stabiliva un orario settimanale massimo di
48 ore (compreso lo straordinario) ed un periodo di riposo giornaliero di 11
ore.
Pur recependo la direttiva, l’Italia tramite
la legge finanziaria per il 2008 (l. n. 244/2007) e la l. n. 112/2008 ne
vanificava gli effetti, stabilendo che le tutele di orario lavorativo “non
si applicano al personale del ruolo sanitario del servizio sanitario
nazionale”.
I
dirigenti medici, quindi, dal 2008 sono stati privati di una garanzia
riconosciuta a tutti i lavoratori, non solo in spregio della normativa comunitaria, ma anche
in totale contrasto alla stessa letteratura scientifica internazionale che
sottolinea l’importanza del rispetto di adeguate norme sull’orario lavorativo
onde evitare, in ambito sanitario, l’incremento di rischi per i pazienti a causa
della normale stanchezza psico-fisica del medico sottoposto a orari prolungati e
a mancanza di riposo.
Da qui l’invito, caduto nel vuoto, della
Commissione Europea all’Italia per il recepimento della direttiva, entro il
30.07.2013, con conseguente deferimento nel febbraio 2014 all’Unione Europea.
I medici dipendenti possono quindi oggi agire
a tutela dei propri diritti contro lo Stato italiano per ottenere il giusto
risarcimento: sia qualora abbiano subito la non remunerazione delle ore lavorate in più nel
caso in cui l’azienda le abbia fatte rientrare nell’ambito dell’obiettivo di
risultato, sia qualora tali ore siano state pagate.
Anche la giurisprudenza ha stabilito che lavorare in ospedale con turni e orari massacranti non solo lede i diritti sul lavoro, ma soprattutto va a scapito della qualità del servizio sanitario.
E’ stato dimostrato scientificamente che esiste un collegamento diretto e inequivocabile tra la deprivazione del riposo e gli orari prolungati di lavoro dei medici, e l’incremento degli eventi avversi e del rischio clinico per i pazienti.
La salvaguardia della salute degli operatori professionali sanitari assume, pertanto un’importanza strategica e irrinunciabile che va certamente oltre l’interesse economico di una categoria professionale, intaccando il tema della sicurezza delle cure e quindi la tutela della salute dei cittadini che si rivolgono alle strutture ospedaliere.
Riconoscimento del COMPENSO orario
Lo straordinario effettuato dal dirigente medico per coprire le carenze di
organico, e non legato al raggiungimento degli obiettivi concordati, è
sanzionato con il riconoscimento del compenso orario.
Il tutto è stato stabilito dal tribunale di Bergamo, accogliendo i ricorsi di alcuni medici contro l’azienda ospedaliera Bolognini di Seriate.
I camici bianchi, in anni di
servizio presso i reparti di pediatria e patologia neonatale, avevano
accumulato straordinari ben al di là di quanto contrattualmente previsto (in
alcuni casi superando anche le duemila ore) che la direzione aziendale non
voleva pagare.
La sentenza di primo grado dà ragione ai camici bianchi.
Per il giudice l’eccessiva quantità di ore lavorate in eccesso è verosimilmente servita all’azienda per sopperire a carenze di organico e non per raggiungere gli obiettivi concordati con i medici per aumentare qualitativamente i servizi, come il contratto nazionale prescrive.
La sentenza del tribunale di Bergamo ha riconosciuto ai camici bianchi il diritto al pagamento solo delle ore maturate negli ultimi cinque anni d’incarico, poiché dopo tale periodo il diritto alla retribuzione è decaduto.
Giustizia Professionale offre ai propri tesserati la possibilità di aderire al ricorso collettivo al fine di tutelare tutti i medici che si siano trovati ad effettuare presso le aziende ospedaliere turni di lavoro massacranti senza essere retribuiti.